La lettera VAV
Pronuncia: V oppure O (quando c'e’ un puntino sopra: וֹ ) oppure U (quando il puntino e’ in mezzo: וּ ).
Esempio: VADAI (certamente), TOV טוֹב (buono), TUV טוּב (bonta’).
Il valore numerico (Ghematria) della VAV e’ 6.
La sesta lettera dell'alfabeto ha il valore di sei, il numero che rappresenta il completamento: il mondo fisico e’ stato completato in sei giorni e cosi’ un oggetto che si autocontiene ha sei lati: sopra e sotto, destra e sinistra, davanti e dietro (Maharal).
La lettera VAV e’ la congiunzione: essa unisce concetti molteplici ed anche opposti. Essa rappresenta il legame tra cielo e terra, ed ha la forma di un gancio.
Vav è quindi il potere di unire tutto ciò che è separato nella creazione.
Può essere considerato come un tubo che collega e conferisce tutta l'energia dall'alto verso il basso agli esseri creati.
La VAV rappresenta la scala di Yaakov radicata nella terra, con la testa nei cieli. Essa e' l'estensione del punto essenziale Yod י, da cui proviene tutta la creazione. La VAV rappresenta lo stato di costante presenza necessario per collegare i nostri aspetti fisici a quelli spirituali.
La VAV unisce le parole per formare frasi, unisce le frasi per formare paragrafi, unisce i paragrafi per formare capitoli ed unisce i capitoli per formare libri.
La VAV implica relazione tra eventi e continuita’ tra le generazioni.
L'assenza di una VAV all'inizio di un nuovo capitolo della Torah indica l'inizio di una nuova era o di un nuovo soggetto.
All'inizio della Creazione, quando la Luce Infinita riempiva tutta la realtà, Dio contrasse la Sua Luce per creare uno spazio vuoto vuoto, per così dire, il "luogo" necessario per l'esistenza di mondi finiti.
In questo vuoto Dio disegnò, in senso figurato, un'unica linea di luce, dalla Sorgente Infinita.
Questo raggio di luce è il segreto della lettera VAV.
Sebbene la linea sia singolare in apparenza, essa possiede comunque due dimensioni, ovvero una forza esterna e una forza interna, che partecipano entrambe al processo di Creazione e alla continua interazione tra il potere creativo e la realtà creata.
La forza esterna della linea è il potere di differenziare e separare i vari aspetti della realtà, stabilendo così l'ordine gerarchico, su e giù, all'interno della Creazione.
La forza interna della linea è il potere di rivelare l'intrinseca interinclusione dei vari aspetti della realtà, l'uno nell'altro, unendoli così insieme come un tutto organico. Questa proprietà della lettera vav, nel suo uso in ebraico, è indicata come vav hachibur, il vav di connessione "-" e. "Il primo vav della Torah -" All'inizio G d creò i cieli e vav la terra "- serve per unire spirito e materia, cielo e terra, in tutta la Creazione. Questo vav, che appare all'inizio della sesta parola della Torah, è la ventiduesima lettera del verso. Allude alla potere di connettere e mettere in relazione tutti i ventidue poteri individuali della Creazione, le ventidue lettere dell'alfabeto ebraico dam aleph pertav. La parola et che appare prima delle due istanze della parola "il" in questo verso, ed è scrittad alef-tav] è generalmente preso per rappresentare tutte le lettere dell'alfabeto, daalef pertav. I nostri saggi interpretano la parola in questo verso per includere tutti i vari oggetti della creazione presenti in cielo e in terra.)
Quando si mette la VAV davanti ad un verbo nelle Scritture, essa cambia il tempo da passato a futuro o viceversa. Quando si mette la VAV davanti ad un verbo nelle Scritture, essa cambia il tempo da passato a futuro o viceversa. Uno degli esempi piu’ classici nella Tora’ e’ VAYEDABER . La parola YEDABER significa "dira’", mentre VAYEDABER significa "disse".
Realizzando l'interscambio tra passato e futuro, la VAV implica assenza di tempo, portando l'uomo ad una piu’ vicina comprensione del Divino, del Quale viene detto: "Mille anni nei Tuoi occhi sono ieri" (Salmi 90:4).
Due usi molto frequenti di questo tipo di VAV sono nella conversione di HAYA', (era - passato) in VEHAYA' (sara’ - futuro), e di YEHI' (sara’ - futuro) in VAYEHI' (era - passato). In questo esempio la VAV non solo cambia il tempo, ma trasforma anche il modo delle parole.
Il Talmud dice: VAYEHI' (era) esprime tormento, VEHAYA' (sara’) esprime gioia. ( Meghillah 10b).
Quando avviene qualcosa di piacevole nel passato e noi speriamo che si ripeta in futuro, usiamo HAYA' (era) e lo convertiamo con la VAV in VEHAYA' (sara’) (Shoresh Yshai), viceversa, se sappiamo che qualcosa di triste debba avvenire, qualcosa che non possiamo modificare ma che speriamo sia gia’ avvenuto - "fai che sia gia passato!", allora le Scritture usano il futuro YEHI' (sara’) e lo converte in passato VAYEHI' (era). (Kol Hatorah, Bereshit p. 625)